Antonio Francisco Lisboa (1730-1814), meglio conosciuto come Aleijadinho (il piccolo storpio), era un meticcio, figlio dell’architetto e capomastro portoghese Manuel Francisco Lisboa e di una delle sue schiave.
Intorno ai 40 anni, fu colpito da una grave e misteriosa malattia degenerativa. Lebbra, porfiria o poliomielite sono solo alcune delle congetture sulla malattia che lo costrinse a scolpire con strumenti legati alle sue mani malate.
Tuttavia, si dimostrò un brillante scultore, architetto e intagliatore, diventando il massimo esponente dell’arte coloniale in Brasile. Il suo carattere solitario e irritabile rifletteva il suo aspetto deforme e sofferente, in netto contrasto con la bellezza e l’innovazione del suo stile unico nel lavorare il legno e la pietra saponaria.
Il Quasimodo dei tropici realizzò numerose opere sacre, tra cui sculture, progetti architettonici e altari, in un’epoca in cui non esisteva nemmeno la nozione di arte, artista o diritti d’autore come li conosciamo oggi.
Uno dei pochi punti di consenso sulla sua vita riguarda sicuramente il fascino e l’importanza delle sue opere. I suoi profeti, santi e angeli, connessi ai paesaggi e alla storia del Brasile, rivelano il genio del primo e più grande scultore brasiliano.
Utilizzando il testo Vida e Obra de Antônio Francisco Lisboa, o Aleijadinho, di Sylvio de Vasconcellos, e il database dell’Istituto di Scienze Matematiche e Informatiche dell’Università di São Paulo, nel progetto Aleijadinho 3D, andremo a scoprire la sua straordinaria opera.